La lotta per i diritti umani ha spaccato anche chi ha gli stessi valori a proposito del Mondiale in Qatar, sull’opportunità di boicottare o meno la sfarzosa manifestazione di un calcio sempre più ricco ma anche lontano dalla sua gente. Rientriamo fra coloro che pensano sia giusto accenderli davvero questi riflettori in Qatar per dare voce a chi non ne ha normalmente e forse può approfittare di tante telecamere per avere attenzioni e forze.
Ai benpensanti secondo i quali lo sport non va mischiato alla politica, rispondiamo semplicemente che lo sport è vita, socialità e non può sottrarsi a questa responsabilità. Poi ci sono vari modi di esprimerla però come abbiamo già raccontato in queste pagine quello che resta per chi guarda sono i grandi gesti, quelli che colpiscono nel profondo.
LA FORZA DEL SILENZIO
Mentre i capitani di diverse nazionali europee discutevano se rischiare o meno sanzioni indossando la fascia “One love”, nel silenzio forte e unito i giocatori dell’Iran hanno dato una dimostrazione di coraggio e di importanza di certi gesti. Perché sfidare con quell’inno non cantato, anche se per una sola volta, il regime iraniano violento e intollerante, significa rischiare in prima persona e anche per le proprie famiglie. Come dimostra il successivo, assurdo, arresto dell’ex nazionale, Voria Ghafouri, davanti al figlio, “reo” di aver sostenuto le proteste di civiltà del popolo iraniano.
Quelle bocche serrate hanno detto molto di più di bocche aperte a sproposito. Come quelle del presidente Fifa Gianni Infantino, solidale a giorni alterni. Una mattina si alza e dice in conferenza stampa di “sentirsi gay”, quello successivo minaccia sanzioni a chi quella comunità vuole rispettarla con una semplice fascia. Dovevano metterne una coi colori arcobaleno, ma si sono persi per… un giallo. Se qualcuno quella fascia “One Love” la indossasse saremmo curiosi di vedere cosa farebbe l’arbitro di turno. Già perché non è scritto in nessun regolamento quale deve essere la fascia del capitano. E sarebbe stato bello vedere un arbitro che magari abbracciava quel giocatore.
Chissà magari vedremo più avanti. Intanto si segnala un altro gesto: quello dei calciatori tedeschi che nella foto di squadra pre-partita hanno messo tutti la mano davanti la bocca in segno di protesta contro la Fifa.
I PRECEDENTI
Non siamo qui per giudicare, ma per rispettare e valorizzare gesti importanti, che restano nella Storia, quella con la maiuscola non solo dello sport.
Qualche esempio?
Muhammad Ali è rimasto lontano dal ring per anni quando ha rifiutato di andare in guerra per gli Stati Uniti;
Tommie Smith e John Carlos sono rimasti isolati per decenni dopo aver alzato il pugno all’Olimpiade di Città del Messico del ‘68;
Colin Kaepernick ha perso il posto in Nfl perché si è inginocchiato per primo, a proposito di Blacks Live Matter.
Nessuno di loro aveva calcolato i danni, hanno agito per necessità di alzare la voce, per difendere diritti.
Ecco su questo il calcio deve ancora crescere.
Maurizio Nicita
Direttore Juvenilia