Guglielmo Vicario, portiere dell’Empoli, ha accolto una mamma e un bambino in fuga dall’Ucraina. E non è l’unico esempio di accoglienza e solidarietà da parte nel mondo dello sport italiano a chi tenta di mettersi in salvo dalle bombe.
Milan ha 11 anni e gli piace molto il calcio. Insieme alla mamma, Hanna, sono partiti da Dnipro e ora vivono in quella che era la casa della nonna di Vicario. L’idea di ospitarli è nata spontaneamente: la mamma del portiere aveva contatti con un’azienda friulana che ha una filiale in Ucraina e chiedeva di aiutare i dipendenti. Così Vicario ha atteso Hanna e Milan all’arrivo e insieme tentano di abbattere le barriere, linguistiche in primis, e di conoscersi ogni giorno un pochino di più. Vicario promette di cercare una scuola calcio per Milan, che intanto ha trovato qualche piccolo momento di serenità grazie alla presenza del portiere. Andrà presto a vederlo giocare allo stadio. In attesa, si spera, che possa fare ritorno a casa insieme alla sua mamma.
Quello di Vicario non è certo l’unico caso di mobilitazione del mondo sportivo a favore della popolazione ucraina e, in particolare, dei campioni in fuga da una terra che oggi non offre loro sicurezza.
Ad Assisi sono giunte le 16 atlete della Nazionale Giovanile Femminile Ucraina di pugilato insieme all’allenatore Roman Semenyshyn e al medico Liubov Koval, tutti ospiti della Federazione Pugilistica Italiana. La speranza è che possano proseguire la preparazione e partecipare agli europei in Bulgaria.
A Chieti sono arrivati Mykyta, Oleg e Kateryna, tre atleti sedicenni che saranno ospitati al CX Chieti Student Place. Insieme a loro sono giunti in Italia anche l’allenatrice Anastasia Zemliana e Volodymyr Filonenko, arbitro ucraino che a Leno (BS) ha ritrovato la moglie Valeriia Kyryllova, atleta che gioca nell’Handball Leno, in Serie A.
Gli atleti e i tecnici delle nazionali ucraine di ciclismoo sono approdati invece all’Aquila. Nel nostro Paese potranno partecipare alle gare in calendario.
Un pullman ha portato a Bra (CN) le giocatrici professioniste di hockey su prato del Sumchanka di Sumy, che approdano in un luogo chiave per questa specialità.
A Grosseto ha trovato riparo la campionessa ucraina di Eptathlon Hanna Kasyanova, medaglia d’oro ai campionati del mondo del 2013, che ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino, Londra e Rio de Janeiro e oggi fugge dalla guerra come tanti connazionali.
E sono solo alcune delle tante storie di accoglienza che in queste settimane si susseguono, spesso lontane dai riflettori dei media. È il buono dell’Italia, uno dei lati che più ci ha contraddistinti come popolo nei secoli: la propensione innata a spalancare le braccia a chi è in difficoltà. Un lato importante, che a volte passa in secondo piano o che forse non fa più notizia. Un lato che in questi giorni amari, anche grazie alla prontezza di tanti sportivi, ci fa sentire orgogliosi di aver mostrato l’Italia come un luogo in cui tutti possono sentirsi protetti quando ne hanno bisogno. Siamo fieri, in questa brutta pagina di storia, di essere “costruttori di pace” – per dirla alla maniera di Martin Luther King – e di esserlo, nella maggior parte dei casi, in maniera silenziosa.
Anna Tita Gallo
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