Lo Sport si è preso un ruolo centrale nella società. E lo ha fatto con una serie di gesti clamorosi negli Stati Uniti che non hanno precedenti nella Storia. Un ciclone, come è stato definito, che va capito sino in fondo. È stata bloccata per un paio di giorni la Nba, così come la Wnba, il campionato di baseball, e la Major League di calcio.
Naomi Osaka, una nera giapponese cresciuta negli Usa e che vive a Los Angeles, si è rifiutata di giocare la semifinale del torneo di tennis di Cincinnati. Complessivamente Il più grande gesto di protesta mai visto nello sport professionistico, più grande del Sessantotto e dei pugni guantati di nero sollevati verso il cielo da Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico ( ne abbiamo parlato in questo mio articolo e e in questo articolo di Formazione), più grande di Colin Kaepernick in ginocchio.
Si sono fermati tutti questi atleti perché sono riprese le violenze della polizia contro la comunità afroamericana, il loro popolo, non volevano giocare più dopo i 7 colpi di pistola sparati alla schiena di Jacob Blake. Usa Today ha scritto: “Una di giornata sportiva che cambierà l’America”. Poi, nell’Nba, si è fatta strada l’idea di giocare per testimoniare. Con la scritta “Black Lives Matter” a bordo campo. E con l’impegno che i palazzetti si tramuteranno in seggi elettorali per le presidenziali di novembre. Per favorire la partecipazione. Ma la potenza del gesto resta. Tanto da provocare la stizzita replica del presidente Usa, Donald Trump. “Non so molto delle proteste all’interno della Nba. So che le sue valutazioni sono pessime perché penso che la gente sia stufa della Nba. Sono diventati un po’ come un’organizzazione politica e questa non è una cosa bella”. Tillman Fertitta, proprietario degli Houston Rockets, considerato uno dei trumpiani più convinti dentro il mondo del basket americano, ha dichiarato alla Cnbc: “Tutti hanno diritto a esprimere la propria opinione. Ma non credo che queste dichiarazioni del presidente siano da lodare, anzi, le trovo deludenti”.
Socialità prima della politica
C’è una risposta chiara a chi sostiene che lo sport non dovrebbe avere a che fare con vicende che apparentemente non lo riguardano, Lo sport non deve mai accettare strumentalizzazioni. Ma qui in ballo c’è il rispetto dell’uomo. Il suo diritto stesso all’esistenza. Lo sport è socialmente indispensabile per la nostra società, per combattere discriminazioni ad ogni livello. Ed è sempre auspicabile che grandi campioni con gesti civili lottino per la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo. Se questa dimensione che è sociale diventa politica, la colpa è di chi “spacca” le popolazioni con concetti di suprematismo che non possono avere cittadinanza in una civiltà che possa definirsi tale.
La semplicità di Naomi
Fra le tante testimonianze c’è quella di una ragazza di 22 anni, già una star del tennis, Naomi Osaka: le sue parole arrivano dritte al cuore. “Prima di essere una giocatrice, sono una donna nera. Sento che ci sono cose più importanti e che hanno bisogno di più attenzione rispetto a me che gioco a tennis. Non mi aspetto che accada nulla di drastico se non gioco, ma anche se posso farne parlare in uno sport che è in maggioranza bianco, penso sia un passo mosso nella direzione giusta, Vedere il continuo genocidio delle persone afroamericane per mano della polizia mi dà il voltastomaco. Sono stanca di un nuovo hashtag ogni pochi giorni e sono stanca di dover dire sempre le stesse cose. Quando ne avremo abbastanza?».
Maurizio Nicita