Tra le vicende più eclatanti dei Giochi Olimpici di Pechino rimarrà alla storia quella che ha coinvolto la pattinatrice russa Kamila Valieva, 15 anni, arrivata in Cina come favorita e diventata simbolo di uno dei temi cruciali su cui il mondo della sport dovrebbe riflettere, a maggior ragione quando di mezzo ci sono atlete così giovani: la salute mentale degli atleti. Ne abbiamo parlato con Laura Lodi, Responsabile Settore Ginnastica Ritmica delle PGS con alle spalle anni di esperienza con ginnaste di altissimo livello. (Se non avete seguito la vicenda potete leggere una breve sintesi in coda all’intervista)
Laura, tu che idea ti sei fatta di questa storia?
Non mi stupisce purtroppo questa storia soprattutto negli sport individuali come la ginnastica e il pattinaggio. La massima espressione in questi sport si raggiunge proprio intorno a quell’età anche se per fortuna attualmente almeno nella ginnastica ritmica, sport di cui mi occupo io, l’età media si è alzata e sempre di più a livello olimpico gareggiano sopra i 20 anni.
Che situazioni ci sono a monte di episodi come questo, che poi finiscono sotto i riflettori mondiali?
Nel caso in questione si tratta di un talento innato che per prima presentava una difficoltà di altissimo valore, un salto quadruplo mai eseguito prima in una competizione ufficiale. Questo a mio avviso è stato un ulteriore “carico” soprattutto dai tecnici. Soprattutto nei paesi dell’Est tutti i mezzi sono leciti pur di raggiungere un traguardo e rimanere come Paese sempre nei primi posti.
Una ragazzina così giovane ha davvero la maturità per affrontare tutto questo stress? Solo a quell’età possiamo raggiungere risultati notevoli?
Non è un caso se la carriera di queste atlete si “brucia” in fretta. La pressione psicologica è devastante in un età che già è complicata. Quando una ragazzina di questo livello smette, a volte proprio a causa dello stress, ci mette tempo e fatica a tornare alla normalità delle coetanee e a volte è davvero complicato.
Dietro le quinte cosa accade?
Dietro le quinte di una gara ci sono il lavoro sudato da tutti, atlete e tecnici, tensioni e aspettative che non sono facili da gestire. Anche i tecnici subiscono pressioni e a livello internazionale molto pesanti. Sicuramente i media di questo periodo storico incidono sullo stress ma è pur vero che succedeva anche in passato ma senza clamore. La storia di Nadia Comaneci ne è un esempio e proprio nelle ultime Olimpiadi quella di Simon Biles.
Quanto contano l’entourage, il team, gli allenatori?
Ho sentito personalmente allenatrici russe caricare di responsabilità verso il loro paese le ragazze. Non tutti però sono così. Moltissime allenatrici sono molto attente alla crescita delle loro atlete e gli psicologi sportivi ultimamente sono di supporto alle società.
Condividi la scelta del CIO di alzare a 17 anni l’età minima per partecipare ai Giochi?
Sì. Io sono convinta che si possa fare alto livello rimanendo “umani”. Condivido comunque pienamente la scelta del CIO di alzare l’età per partecipare ai giochi Olimpici.
Anna Tita Gallo
Pechino 2022, il caso Valieva
Per la Valieva una medaglia d’oro nel pattinaggio artistico su ghiaccio singolo era quasi scontata, almeno fino a quando l’8 febbraio non si è messa di mezzo un’accusa di doping. In quel momento Kamila ha già vinto per la Russia la sua prima medaglia d’oro nell’evento misto a squadre del pattinaggio artistico. Tutto sembra andare come da copione quando arriva la notizia della positività alla trimetazidina, emersa dopo un controllo antidoping del 25 dicembre in occasione dei campionati nazionali a San Pietroburgo.
La Valieva viene comunque riammessa ai Giochi Olimpici dopo l’ok del Tas. Sulle sue spalle grava il peso di quell’accusa, giunta peraltro con impietoso ritardo e in un momento cruciale. Sul ghiaccio emerge fortissimo lo sconforto dell’atleta, lo stress, lo smarrimento. Kamila tenta di danzare sul Bolero di Ravel. Si muove incerta, cade. Assistiamo in mondovisione ad una scena che non ha nulla a che vedere con i valori su cui si fondano i Giochi Olimpici e lo sport.
Chiarissime le parole di Thomas Bach, che fa notare la freddezza dell’entourage della Valieva in quel frangente. E infatti l’allenatrice Eteri Tuberidze riesce persino a rimproverare la Valieva in lacrime per aver mollato. Il Cio propone di alzare a 17-18 anni il limite minimo di età per la partecipazione alle competizioni internazionali.