Tre donne, tre atlete, tre influencer. Abbiamo scelto tre donne molto giovani e altrettanto volutamente abbiamo scelto nomi che non appaiono nelle top 10 degli influencer più seguiti in tutto il mondo. I follower di queste tre protagoniste sono comunque moltissimi ma per noi queste atlete e i loro profili social sono soprattutto ideali da proporre ai più giovani per riflettere con loro e confrontarsi sull’importanza dello sport (e dei suoi protagonisti) nel rendere il mondo più giusto e inclusivo, partendo anche dalla narrazione di storie come queste in campi e palestre.
Katelyn Ohashi
Katelyn Ohashi è una ginnasta americana. Classe 1997, nel 2013 deve dire addio alla carriera professionistica per problemi fisici alla schiena e ad una spalla ma diventa una grandissima fonte d’ispirazione per le giovani leve di tutto il mondo. La Ohashi a tre anni esordisce nella ginnastica, arriva alla nazionale statunitense ma da tempo è etichettata come quella “troppo pesante” per arrivare a grandi risultati. Si opera alla schiena e rientra nel mondo della ginnastica come atleta universitaria. Vince, vince tanto. La sua esibizione ai Collegiate Challenge di Anaheim diventa cliccatissima sul Web, un tripudio di gioia. Katelyn sorride con la bocca, con gli occhi, con tutto il corpo. E quel corpo lo utilizza spesso sui suoi profili social per rimarcare tutte le possibilità che le nostre piccole imperfezioni possono offrirci quando smettiamo di considerarle un difetto.
Arianna Talamona
Classe 1994 anche per Arianna Talamona, nuotatrice paralimpica che ai mondiali di Londra si è portata a casa 2 ori e 3 argenti. In quell’occasione diventa anche uno dei volti scelti da Oliviero Toscani per la campagna “Naked, la disabilità senza aggettivi” dedicata alla capacità delle persone di superare le sfide e le paure. Un tema che trasuda dalle immagini e dalle riflessioni sui social di Arianna Talamona, sempre ironica, che con estrema trasparenza ci racconta la sua vita. La cronaca sulla sua vita privata ci ricorda che è affetta da paraparesi spastica ereditaria e che è questa la ragione che l’ha avvicinata al nuoto da bambina… ma è davvero importante quando parliamo dei suoi risultati?
Più interessante, ad esempio, è il tema della sua tesi di laurea in psicologia, uno studio sulle coppie con uno o entrambi i partner disabili legato all’importanza di oltrepassare il pregiudizio per cui una persona disabile non possa costruire una vita amorosa soddisfacente.
“Io ho sempre avuto la pancetta, mai stata capace di liberarmene, nonostante gli 11 allenamenti a settimana! Ho vinto comunque un mondiale”, scrive su Instagram, diventando con la sua semplicità un modello per tante ragazze della sua età.
Rosalie Fish
Le immagini di Rosalie Fish che corre con una mano dipinta sul volto hanno fatto il giro del mondo. Rosalie Fish è un’atleta nativa americana della tribù Cowlitz che studia all’Iowa Central Community College. Quella mano non è un’opera artistica né un look sfoggiato in occasione delle gare per non passare inosservata. Rosalie Fish l’ha scelta come omaggio verso le donne indigene scomparse e uccise in America, un omaggio e anche una denuncia impossibile da ignorare. Rosalie Fish corre ricordando i femminicidi, le violenze e gli abusi. Corre per le trenta tribù native nello stato di Washington e per i loro diritti. Dietro le quinte, ha avviato una campagna di sensibilizzazione sul tema, “Missing and Murdered Indigenous Women”, che sui social è rintracciabile anche con l’hashtag #MMIW.
Anna Titta Gallo