Gli italiani amano lo sport ma non lo praticano abbastanza o non si trovano nelle condizioni di poterlo praticare. In estrema sintesi è questo il quadro che emerge dalla prima edizione del Forum “Osservatorio Valore Sport” organizzata da The European House-Ambrosetti, durante il quale sono stati affrontati vari temi tra cui, appunto, quello della sedentarietà e delle sue ricadute sociali ed economiche.
La questione della sedentarietà spicca come vero e proprio paradosso, in un Paese che nel 2021 era al secondo posto per numero di podi in competizioni sportive ufficiali. Agli italiani lo sport piace, ma non lo praticano. E sono i dati sulla fascia d’età più giovane a risultare particolarmente allarmanti. Gli appassionati sono milioni, le persone per cui la pratica sportiva è parte integrante della vita quotidiana sono molte, ma molte, meno.
Italiani e sedentarietà, i dati
I dati OCSE mostrano un’Italia che figura al quarto posto nella classifica dei Paesi più sedentari se consideriamo gli adulti, con un 44,8% della popolazione che non raggiunge le linee guide di attività fisica raccomandata dall’OMS, e addirittura al primo posto se consideriamo i bambini, con il 94,5% che non raggiunge tali livelli. Una percentuale che può soltanto destare preoccupazione.
Ma perché questi risultati tanto deludenti?
A pesare sono in primis le caratteristiche socio-demografiche. I più sedentari sono i residenti del Mezzogiorno (+23,7 p.p. rispetto al Nord), le donne (+4,6 p.p. rispetto agli uomini), chi appartiene alla fascia economica meno abbiente (+17,2 p.p. rispetto al quintile di reddito più ricco), chi possiede un titolo di licenza elementare o nessun titolo di studio (+34,4 p.p. rispetto ai laureati) e gli over 65 (+30,2 p.p. rispetto alla fascia 6-24 anni).
La prima conseguenza diretta della sedentarietà è la produzione di costi sanitari legati alle patologie provocate, dalle malattie cardiovascolari al diabete. Secondo le stime dell’Osservatorio i costi a carico della del sistema sanitario dovuti alla sedentarietà ammontano a 3,8 miliardi di euro annui.
Investimenti nello sport: infrastrutture e scuole
Durante il forum si è parlato anche della spesa economica destinata allo sport. L’Italia è al sedicesimo posto tra i Paesi UE-27 per spesa pubblica pro capite con 73,6 euro per abitante, il 38% in meno rispetto alla media.
Non incoraggiante nemmeno il quadro relativo agli impianti. Le infrastrutture sportive italiane non sono considerate adeguate a favorire una diffusione della pratica sportiva nella popolazione e siamo terzultimi in Ue per incidenza degli investimenti nello sport sul totale della spesa pubblica. In cifre: il 60% dei nostri impianti risale ad oltre 40 anni fa e abbiamo 131 impianti ogni 100 mila abitanti contro una media di 250 nei principali Paesi Ue (ma sono 600 in Finlandia, che infatti ha la fetta più rilevante di popolazione attiva). Un capitolo a parte, quello delle scuole, che tuttavia non ci offre sorprese: 6 edifici scolastici su 10 non hanno una palestra, una situazione che impedisce l’avvicinamento dei più piccoli alla pratica sportiva. Un dato ancora più importante se consideriamo che il 30% dei bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni non ha accesso alla pratica sportiva per via della situazione economica familiare; potrebbe trovare un’alternativa in ambiente scolastico ma evidentemente fatica a trovarla per questioni puramente strutturali, legate alle condizioni degli edifici scolastici.
Fonti:
Il Sole24Ore | AdnKronos