Se la Barbie fosse umana sarebbe sproporzionata, malata, non riuscirebbe nemmeno a muoversi. Eppure per decenni la sua fisionomia è stata spacciata come perfetta e secondo molti esperti ha persino contribuito alla diffusione di disturbi alimentari tra le adolescenti di tutto il mondo, spinte a dimagrire da quel finto modello di perfezione. Complici le polemiche incalzanti, dagli anni Duemila Barbie è cambiata. E oggi è pronta per volare ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
Corpo perfetto e sorriso smagliante: un fake pericoloso
Abiti all’ultima moda, occhi da cerbiatto e sorriso perenne stampato sul volto; gambe lunghissime e snelle, vita affusolata, seno prorompente e capelli lunghissimi e folti. Per decenni la Barbie è stata un simbolo inarrivabile di perfezione. Ci siamo talmente assuefatti da non renderci più conto di quanto le sue sembianze fossero inumane.
Lo stereotipo si è impresso nella mente di migliaia di ragazzine, alimentando insicurezze, complessi, facendole sentire irrimediabilmente imperfette di fronte a quel modello di bellezza. Poi qualcosa è cambiato.
In molti si sono chiesti come sarebbe stata Barbie se avessimo potuto renderla umana. Sono stati condotti alcuni esperimenti e la risposta è stata univoca: sarebbe stata morta. Caviglie troppo sottili per camminare, polsi troppo stretti per sollevare oggetti, un punto vita addirittura più piccolo della sua testa che lascerebbe spazio a mezzo fegato e pochi centimetri di intestino; un collo lungo almeno due volte quello di una persona normale e per giunta troppo sottile per reggere il peso della sua testa.
Il corpo di Barbie era malato, ma accanto a lei nell’edizione Pigiama Party compariva una bilancia fissa sui 50 kg e si leggeva un consiglio pericolosissimo: non mangiare.
Può un disturbo alimentare essere imputato totalmente ad una bambola? Certo che no, ma quella bambola era diversa dalle altre e ricopriva un ruolo di spicco nella crescita delle bambine.
Anche Barbie si adegua ai tempi che cambiano
Dagli Anni Duemila e con il tramonto della concezione dei giochi necessariamente “per femminucce” o “per maschietti” la Mattel ha dovuto affrontare il declino della Barbie cambiandone i connotati e rendendola portatrice di valori e messaggi sociali molto forti, ancora più che in passato.
Barbie, modello dopo modello, ha svolto centinaia di lavori, dalla pasticciera alla paleontologa, dalla pilota di aerei alla giornalista. Ci sono anche versioni sportive, dalla giocatrice di basket alla calciatrice. Tutti simboli, tutti identikit di figure femminile d’ispirazione. Sta ai genitori scegliere quale mestiere sarebbe più “auspicabile” per le proprie figlie.
Lo sport è sempre stato presente nella vita di Barbie e nonostante tutto questa bambola è nata davvero per spronare le bambine a seguire sempre i propri sogni. Le riflessioni sulla colpa di aver inculcato per decenni canoni estetici inarrivabili si sono fatte via via più severe con il passare degli anni ma ormai esistono Barbie con fattezze e corporature diverse, proprio come al mondo esistono donne con corpi e lineamenti diversi. Così, la linea Barbie Role Models celebra le grandi donne esistenti e lo scorso anno è stata riproposta la prima Barbie di colore per celebrare i 40 anni dalla sua nascita. Di Barbie di colore ne esistono comunque parecchie, tutte bellissime e con acconciature afro di varia natura. Insomma, Barbie è sicuramente al passo con i tempi anche nel porre l’accento su temi di attualità come l’inclusione e la lotta alle diseguaglianze.
Le nuove Barbie va ai Giochi Olimpici
Quest’anno Barbie vola ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 in versione “One-of-a-kind”, vestita con abiti firmati EA7 Emporio Armani, in supporto all’Italia Team e alla FIAGOP – Federazione Italiana Associazioni genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica Onlus. Le bambole saranno tre e saranno esposte a Casa Italia Tokyo 2020, al termine dei Giochi saranno poi messe all’asta e il ricavato andrà a sostegno della FIAGOP. Eloquente lo slogan: “Puoi essere tutto ciò che desideri”.
Intanto l’impegno della Mattel continua, tra nuovi modelli ispiratori e la promessa di proporre entro il 2030 una bambola prodotta interamente con plastica riciclata, riciclabile o bio.
Anna Tita Gallo
Credits foto: Mattel (barbie.mattel.com)