Cari amici PGS,
il mese di Gennaio si conclude con una festa per noi davvero solenne: San Giovanni Bosco! Sicuramente abbiamo letto fiumi di parole sulla sua vita e sul suo rivoluzionario stile educativo diffuso in tutto il mondo. Ho però pensato di riportarvi un simpatico aneddoto che mi ha ispirato il titolo di questo articolo…
Don Bosco entrò un giorno in una barbieria di Torino per farsi radere la barba. Vi trovò un ragazzo che faceva l’apprendista.
— Come ti chiami? — gli chiese subito Don Bosco.
— Mi chiamo Carlo Gastini.
— Hai ancora i genitori?
— Ho soltanto la mamma.
— Quanti anni hai?
— Undici.
— Hai già fatto la prima comunione?
— Non ancora.
— Vai al catechismo?
— Quando posso, vado sempre.
— Bravo, bravo. Adesso tu mi devi fare la barba.
— Per carità — interloquì il padrone — non si azzardi, reverendo. Questo ragazzo è
da poco tempo che impara. È appena capace di radere la barba ai cani.
— Non importa! — rispose calmo Don Bosco — Se il ragazzo non comincia a
provare non imparerà mai.
— Mi scusi, reverendo: la prova, se occorre, gliela faccio fare sulla barba di un
altro, non su quella di un prete.
— Questa è curiosa! Ma la mia barba è forse più preziosa? Niente paura, signor
barbiere. La mia barba è barba d’ bosch (bosch in piemontese significa “legno”).
Mi basta che non mi tagli il naso.
Il ragazzetto apprendista ci provò. Don Bosco subì imperturbabile il collaudo. “Non c’è male — disse alla fine — non c’è male. Un po’ per volta diventerai un famoso barbiere”. Scherzò ancora con Gastini, poi gli lanciò l’invito di venire all’Oratorio la domenica seguente; il ragazzo glielo promise.
Pagò il padrone e uscì. Lungo la strada ogni tanto Don Bosco si lisciava la faccia che gli doleva e gli bruciava.
Ma era contento di aver conquistato un ragazzo. Carlo tenne la parola; la domenica seguente eccolo puntuale all’Oratorio. Don Bosco lo elogiò, lo fece giocare con gli altri ragazzi. Terminate le funzioni religiose, gli disse una delle sue celebri paroline all’orecchio; poi lo condusse in sacrestia, lo preparò convenientemente e ne ascoltò la confessione. Fu tanta la commozione di Carlo che a un certo punto scoppiò a piangere. Anche a Don Bosco vennero le lacrime agli occhi. Da quel giorno l’Oratorio divenne per Carlo Gastini la sua seconda casa.
Quando si trattava di dar fiducia ai giovani e far vibrare le corde del loro cuore, Don Bosco sapeva proprio metterci la faccia, che ne dite? Questo era il suo stile: cercava di creare un ambiente di “familiarità” col giovane, voleva conoscerlo e capire quale fosse la sua situazione. Voleva interessarsi alle cose che lo riguardavano, per farlo sentire amato e compreso. Che Don Bosco ci sia sempre di esempio nel camminare a fianco dei nostri ragazzi: barba a parte, continuiamo a metterci la faccia!
Buona festa!!
Sr Francesca Scibetta
Referente Nazionale