Bisteccone se n’è andato suscitando uno tsunami di emotività popolare non semplice da riscontrare per un giornalista. Ho avuto la fortuna di essere inviato a Europei e Mondiali vedendo Giampiero Galeazzi all’opera col microfono in mano. Così come l’ho sentito “auto-telecronacarsi” nelle partite di tennis fra noi colleghi. Al punto che riusciva a strapparti una risata anche se esaltava una sua volée fuori di un palmo per “rubarti” elegantemente un punto. Tanto poi davanti a del buon cibo trovavamo sempre la quadra.
Il linguaggio
Ma voglio andare oltre il fatto emotivo. E se 33 anni dopo ancora ci emozioniamo a rivedere i fratelli Abbagnale vincere l’Olimpiade a Seul è proprio per il racconto di Galeazzi, che resta straordinario. Fateci caso, riguardando quelle immagini ci sembra vecchio tutto: il colore, la grafica, ma non il commento. Perché allora Giampiero realizzò qualcosa di straordinario proprio perché senza precedenti in Italia.
Per capire meglio mettiamo a confronto un altro grande evento sportivo che anche i più giovani hanno rivisto. La finale del Mondiale di calcio del 1982 vinti dall’Italia davanti a un esultante presidente Pertini. Ebbene l’ottimo telecronista dell’epoca, Nando Martellini, commentò al fischio finale ripetendo con enfasi la stessa semplice frase tre volte: “Campioni del mondo”.
Quella tv stava modernizzandosi abituandosi alla popolarità dei grandi eventi sportivi ma ancora faceva fatica a cambiare linguaggio. Galeazzi con grande competenza, unì poesia ed epica nel racconto, rendendo più vicino quei campioni alla gente. Gli stessi campioni – pensate alle sue interviste in campo o negli spogliatoi a Maradona – cui era legato da sincera stima. Perché anche quando “irrompeva” con tutta la sua fisicità aveva sempre grande rispetto per l’atleta e per l’uomo. Rispetto ricambiato da questi stessi fuoriclasse. In tanti hanno provato a scimmiottarlo ma purtroppo quel tipo di giornalismo non esiste più, soffocato da un interesse economico che crea barriere in ogni avvenimento ai fini di tutelare presunti diritti di immagine.
Ma il linguaggio di Galeazzi, anche del suo corpo, rimane una lezione per capire come lo sport debba essere vissuto con grande passione. Sempre per contestualizzare il periodo, alla storia sono passate le radiocronache dall’Argentina di Victor Hugo Morales su Maradona e sul Mondiale del 1986. Un racconto che era poesia tanto che il suo “barrilete cosmico” (aquilone cosmico) e i 22 minuti di commento alla vittoria dell’Argentina, oggi sono entrati nei libri di letteratura che si studiano in Sudamerica.
Ecco crediamo che Galeazzi meriti questo riconoscimento.
Maurizio Nicita