Alla scoperta del calcio femminile. L’impatto mediatico del Mondiale in corso di svolgimento in Francia è di quelli sensazionali, da cui non si può tornare indietro. Finalmente il pallone giocato dalle donne “buca” anche lo schermo e questo non potrà che essere una buona notizia, visto che il calcio è e resterà lo sport più popolare sul pianeta. Perché, fuori dai denti, diciamocelo senza falsi pudori: non c’è sport più machista e maschilista del calcio. Persino nel pugilato le donne hanno trovato una loro dimensione. Nel calcio fanno fatica. Lo dimostra anche il linguaggio che usiamo nella quotidianità, da frasi ancora molto usate del tipo “questo non è sport per educande” ad atteggiamenti spesso discriminatori.
INSIEME
Invece questo Mondiale sta diventando una rivoluzione, che avrà riscontri importanti anche in campo educativo. In Italia probabilmente dovremo ringraziare Bertolini, Bonansea e le altre – perché gli esempi hanno bisogno di persone positive di riferimento , ma al li là di come concluderanno in Francia le azzurre, conta il dato di fatto importante. Un episodio curioso, già accaduto, e che si ripeterà.
Italia e Australia che hanno giocato “contro” il loro esordio iridato a Valenciennes, risiedevano nello stesso albergo. Un concetto inaccettabile a livello maschile – dove vige un sentimento primordiale, di delimitazione del territorio ma che invece nello sport è normale.
Ecco, le donne portano normalità. E intelligenza, capacità caratteriali che aiutano ad alzare agonisticamente l’asticella delle prestazioni, nel rispetto delle regole. Senza quelle continue furbate che a volte fanno decadere a teatrino anche il calcio professionistico degli uomini. Ora ci auguriamo che con la popolarità al femminile, cambi anche un certo linguaggio pallonaro, becero e irrispettoso.
Si può fare.
Maurizio Nicita