“Il Judo è il modo migliore per valorizzare la forza fisica e spirituale del corpo”, sostiene il fondatore della disciplina, Jigoro Kano. Attraverso il continuo esercizio fisico degli attacchi e delle difese, si otterrà un perfezionamento del corpo e dello spirito; una disciplina che diverrà parte integrante di voi stessi. In questo modo, sarete capaci di perfezionarvi e di contribuire in un certo modo a migliorare la società. Chiunque intenda seguire questa strada dovrà innanzitutto permeare il suo animo di questi insegnamenti. Un modello di vita che consente ai praticanti di verificarne ogni giorno una sana applicazione.
Sicuramente la scelta di questa disciplina ha motivazioni diverse: agonismo, semplice attività motoria, difesa personale, fascino delle arti orientali, spiritualità.
E’ estremamente difficile argomentare in modo sintetico, gli aspetti fondanti del Judo per la sua poliedricità. Per i neofiti, proviamo a fornire i primi rudimenti, che poi sono alla base di questa magnifica Arte. Analizziamo, in primis, gli ideogrammi che compongono la parola Judo. Essi sono JU (flessibilità) e DO (via); quindi JUDO uguale a “Via della flessibilità”. Chiaramente, il significato di queste parole è molto più profondo; poiché, lette in chiave filosofica, esprimono concetti altamente spirituali di Taoismo e Zen.
Praticando questa disciplina, si attuano una serie di rapporti interpersonali che sviluppano concetti, quali:
- – Amicizia e mutua prosperità
- – Spirito del rispetto
- – Il miglior uso dell’energia fisica e morale
Questi valori che arrivano a noi in modo estremamente naturale (attraverso l’impegno fisico, la disciplina, la gerarchia e gli esempi dei compagni più avanzati di grado), armonizzano il fisico, formano il nostro carattere e ci permettono di trasferirli nel quotidiano. Così facendo, applichiamo uno dei principi cari al fondatore Jigoro Kano, il quale sosteneva che “L’essere umano fa esperienza del mondo e dei principi etici per una pacifica convivenza attraverso il corpo e l’agire”.
Il judo resta una lotta corpo a corpo regolamentata da precise norme ed usa una terminologia prettamente giapponese; si svolge in luogo chiuso chiamato dojo, nel quale vi è una materassina (tatami) rispondente a precise caratteristiche dimensionali e strutturali.
L’accesso al dojo e la pratica richiamano precisi modelli comportamentali, uno di essi è il saluto (rei). E’ il primo gesto che viene insegnato ad un principiante, esso non è un gesto puramente formale, ma un atto di rispetto nei confronti del nostro compagno, dell’avversario, del dojo, del Maestro.
I praticanti indossano uno specifico abbigliamento (judogi),composto da una robusta casacca e da ampi pantaloni, nonché da una cintura di vari colori che, oltre a chiudere la casacca, indica (in base al colore) il grado di esperienza dell’atleta.
Un ricordo personale è legato all’incontro col Paolo VI, di un gruppo di judoka ricevuti in udienza. Disse allora il Pontefice: “Il Judo non è soltanto una disciplina sportiva, ma ha in se una carica spirituale profonda e un sottofondo filosofico che, oltre allo sviluppo muscolare, consente altresì, un costante miglioramento psichico dei giovani e tende ad avviarli verso una vita migliore, bandendo la violenza ed esaltando i valori morale dell’uomo.”
Domenico Corsaro
Responsabile nazionale Pgs per lo Judo