Work in progress. Il Lab delle Pgs continua nel suo percorso. E lo fa non solo preparandosi e approfondendo le tematiche della formazione, ma anche confrontandosi con quello che abbiamo sempre considerato “altro” sport. Per crescere bisogna anche uscire dai propri ambienti e valutare le esperienze degli altri. A partire da quel Coni – di cui si parla tanto in questo periodo, soprattutto in chiave politica – che comunque incentiva e supporta lo sport di base.
Un fine settimana a palazzo “H”, al Foro Italico – un luogo in cui lo sport si è esaltato con l’Olimpiade del 1960, e dove risiede “la camera dei bottoni” del Comitato Olimpico – è stata una esperienza stimolante per il gruppo dei dirigenti del Lab, coordinati da Miguel Belletti, in novembre.
Un intenso scambio di idee col presidente del Coni, Giovanni Malagò e con l’ex calciatore, oggi dirigente, Bernardo Corradi, sono stati stimolanti anche per la presenza di Gianni Gallo, past president e componente della Giunta Coni, e di Ciro Bisogno, nostro presidente.
“Le Pgs sono un ente piccolo di numeri, ma con un livello selezionato di iniziative realizzate in modo serio, coscienzioso, com’è la loro genesi e la loro storia. Il Coni è un mondo unico. Avere al proprio interno le federazioni, gli enti di promozione e tante altre realtà è la nostra forza e la nostra complessità. Faccio questo lavoro svegliandomi ogni mattina di buon umore. Lo sport lo devi trattare con una sensibilità, un’attenzione e una condivisione dei valori e della passione che sono alla base di tutto”. Ha sottolineato un Malagò entusiasta per la presenza dei ragazzi del Lab il Sala Giunta. Non solo complimenti, ma anche argomenti affrontati concretamente, come quello della dispersione sportiva tra i 14 e i 18 anni. Malagò ha osservato: “Visto l’invecchiamento della popolazione, ci devono rendere orgogliosi i risultati ottenuti alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires di ottobre, dove l’Italia si è classificata quarta nel medagliere. Quello che il Coni sta facendo è promuovere il più possibile lo sport nella scuola, anche se questo compito non sarebbe nostro”.
VOLONTARIATO Poi la valorizzazione del volontariato e l’utilità di coinvolgere la fascia della terza età: “Sarà sempre necessario che ci sia non solo un papà, ma anche un nonno, che accompagni i ragazzi per giocare un torneo. Questa componente di volontariato non può essere inserita in una realtà giuslavoristica. Volontariato e sport sono due binari paralleli e inscindibili”, ha aggiunto Malagò.
INFRASTRUTTURE Bernardo Corradi ha posto l’accento sulle infrastrutture carenti: “Il gap, oltre che tra Italia ed Estero, è evidente anche tra le diverse realtà regionali italiane. Se la voglia di praticare sport è diffusa allo stesso modo in tutto il territorio, non altrettanto può dirsi in merito alla possibilità di praticare sport in strutture idonee. Dovremo lavorare per rendere agibili e fruibili sia le strutture specialistiche, sia quelle polifunzionali delle scuole”.
EDUCARE I GENITORI Poi papà Bernardo analizza più gli aspetti educativi: “Bisognerebbe insegnare lo sport prima ai genitori che ai figli. I genitori investono i figli di responsabilità tali da ritenere desideri dei figli quelli che sono solo loro ambizioni. La scuola dovrebbe insegnare una cultura sportiva, dovrebbe insegnare a giocare , a fare sport, per il gusto di farlo. Per i bambini fino ai dodici anni, secondo me c’è bisogno di un allenatore che sia educatore, e non un preparatore di atleti. Deve riuscire a capire la psiche dei giovani, e i loro problemi . Perché si è perso il senso del gioco, che dovrebbe aggregare. I bambini devono essere allenati non per diventare grandi campioni, ma per essere grandi persone. Non è detto che un bambino voglia diventare un campione come Messi o Ronaldo”.
E il lavoro continua.