Anche se abbiamo tutti a disposizione i social network più gettonati e le app di instant messaging, spesso risulta difficile aggregare attorno ad una società il gruppo di persone che le ruotano attorno: atleti, coach, famiglie, staff, tifosi. Per i grandi team basta un nome a generare la voglia di sentirsi parte di un mondo sportivo di riferimento, ma per le realtà più piccole quel gruppo di persone va continuamente stimolato, “fidelizzato” se vogliamo utilizzare un termine di marketing, conquistato ogni giorno come se fosse il primo. In certi casi risulta difficile persino mandare un messaggio a tutti gli atleti con una comunicazione impostante ed avere la certezza che sia letto.
Sbagliando, si tende a pensare che servano sempre grandi investimenti per creare contenuti che suscitino un “attaccamento alla maglia” di lunga durata. In realtà gran parte dei mezzi a disposizione sono online, molti di questi li utilizziamo tutti quotidianamente e sono sostanzialmente gratuiti. Costano tempo e costano entusiasmo, ma ripagano enormemente. Quegli stessi canali sono preziosi per inviare comunicazioni di servizio, oltre che per la comunicazione rivolta verso l’esterno.
La prima cosa da definire è una suddivisione ben chiara dei target di destinatari che vogliamo raggiungere: gli atleti avranno bisogno di qualcuno che ricordi loro di portare la divisa, i genitori avranno bisogno di indicazioni sul parcheggio più vicino al luogo della gara e così via. Destinatari diversi, messaggi diversi, gruppi diversi. E poi, quando si scelgono i contenuti da inviare, occorre ricordare che ogni target ha un suo modo di rapportarsi con il Web: la fascia degli adulti è più incline ad utilizzare Facebook e WhatsApp, i più giovani prediligono Instagram e YouTube. Se riflettiamo, sappiamo benissimo quali contenuti dobbiamo creare o diffondere per tenere vivo l’interesse. Ma quanti canali dovremmo usare per raggiungere ogni target sul suo canale preferito?
Facciamo un esempio pratico. Una società medio-piccola composta da atleti di varie fasce d’età, bambini e adolescenti, comunicherà idealmente attraverso canali tradizionali – un sito Web o un blog, una pagina Facebook, un canale YouTube, un profilo Instagram, una newsletter periodica – e potrà affiancare a questi canali altre forme di comunicazione che riterrà efficaci sperimentandole nel proprio contesto. Non dimentichiamo che in società come questa i rapporti più solidi sono quelli one-to-one, virtuali ma personalizzati, tra persone che si conoscono quasi sempre anche nella vita reale. Inoltre, in presenza di atleti minorenni, è scontato un coinvolgimento e un dialogo costante con le famiglie.
Il punto cruciale è che la comunicazione non deve diventare un impegno gravoso. Occorre trovare canali e mezzi che possano renderla agevole, seppur personalizzata ed accattivante. Coach e genitori possono comunicare, oltre che personalmente, su gruppi Facebook (ricordiamo che i gruppi possono essere anche segreti), su gruppi WhatsApp, su Google Groups (più formali). I coach possono proporre aggiornamenti sui risultati, sugli obiettivi, sulle metodiche e su nuovi progetti. Parentesi: è sottinteso da parte dei genitori un certo livello di buon senso e delicatezza nel non interferire, se non in maniera propositiva. La stessa cosa vale per le chat su WhatsApp: occorre fissare le regole del gruppo, per arginare le divagazioni off-topic e i commenti dispersivi. Per qualcuno, i gruppi WhatsApp sono il male del secolo, ma restano un modo rapido e molto personale di restare in contatto anche quando parliamo di società sportive, coach, staff e atleti.
Il problema più grande, in tutti i casi, è uno solo: a fronte di tanto impegno, le comunicazioni potrebbero non essere lette. Il motivo è che siamo bersagliati da un flusso continuo di informazioni e messaggi, che dobbiamo dribblare tenendo viva l’attenzione. Ecco allora un suggerimento, per chi ha voglia di sperimentare. Invece di aprire una serie di gruppi dedicati ad ogni destinatario, provate ad affidarvi ad un’app. Esistono app come BAND che consentono di creare gruppi su cui inviare comunicazioni e contenuti in una sorta di “mondo parallelo” riservato solo a voi e al vostro team; consentono anche di sapere in quanti, del gruppo, hanno letto il vostro messaggio e di ricevere commenti e risposte in un ecosistema molto accattivante. Il piano base è gratuito e, nella maggior parte dei casi, sarà più che sufficiente a creare una community coesa e propositiva.
Anna Tita Gallo
Già pubblicato:
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