ousmane diop

Ousmane Diop, un pallone da basket per una promessa

Un gigante venuto dall’Africa per esaudire un sogno a forma di pallone da Basket. La storia di Ousmane Diop è tutta qui, racchiusa in una promessa fatta ai propri genitori: tornerò, non so quando, ma tornerò. Da campione. E con un paio di chiavi di casa nuove tutte per voi.

Ousmane Diop è un cestista senegalese, centro della Dinamo Sassari, arrivato in Italia nel 2013 quando aveva solo 13 anni, accolto dalle braccia inclusive del Friuli. Muove i primi passi nelle giovanili della Virtus Feletto e si fa subito apprezzare per il suo atteggiamento positivo. Udine non è lontana. A 16 anni esordisce in A2 tra le fila della squadra della città, la Pallacanestro Udine. Un talento strabordante che dopo due anni viene notato da diverse squadre di Prima Divisione. Una squadra su tutte, reduce da una stagione così così, decide di puntare sul giovane fuoriclasse. Dinamo Sassari diventa la sua squadra e la città, la sua seconda casa. Perché quella del cuore è in Senegal, ma non è stata ancora costruita. Ci penserà lui, gli servirà solo un po’ di tempo. Manca da casa da un paio d’anni e ancora non sa che ne serviranno 9 per tornare laggiù, dai suoi familiari in Senegal.

2022, nove anni sono passati dal suo arrivo in Italia ed un campione è definitivamente sbocciato. Ha ancora in mente quella promessa ed è ora di mantenerla: tornare in Senegal e regalare una casa ai suoi. Detto, fatto. Una storia da raccontare a chi crede al potere dei sogni e del destino. Una storia da raccontare una mattina di aprile 2024, a chi ora le sue gesta le osserva da vicino, come i ragazzi dell’Istituto comprensivo di San Donato, situato in uno dei rioni multietnici di Sassari. Bambini che, proprio come lui, in Italia cercano felicità e serenità.

Ma oltre alle parole ci sono le immagini di quelle giornate che Diop porta nel cuore. Nel bellissimo documentario realizzato dai ragazzi de “La giornata tipo”, progetto editoriale focalizzato sul Basket molto apprezzato e seguito sui Social e su Youtube, possiamo apprezzare tutta l’emozione di Diop. Il racconto dei suoi anni in Senegal, la decisione di partire verso l’Italia, l’accoglienza in Friuli, lo sbarco in Sardegna e i primi successi con la palla arancione. Un racconto che commuove e lascia senza fiato quando il documentario mostra un abbraccio. Diop non aveva mai abbracciato suo padre, lo ricordava severo, sì, eppure amorevole, ma mai così affettuoso. Ed eccoli, ora, stretti e con le lacrime agli occhi, all’ingresso di casa. Quella nuova casa tanto desiderata. Le grandi braccia di Diop si spostano verso la madre, ed ecco un altro abbraccio. Dopo 9 anni c’è una casa e c’è una famiglia che si riunisce sotto un tetto più solido. Immagini toccanti, i bimbi e i presenti applaudono.

“Io sono nato a Rufisque in Senegal, non ero un bambino tranquillo, facevo il contrario di quello che mi dicevano. Poi arrivò la famiglia Caruso che chiese ai miei genitori di potermi portare in Italia a giocare a Basket. Arrivai e finalmente mi diedero un letto ed una stanza tutta mia. Prima dormivamo in un unico letto singolo con mio cugino e mio fratello. Da lì compresi che le cose stavano cambiando. Ho voluto fin da subito diventare un giocatore di Basket”. Queste le parole dette da Diop nel documentario: “Mi sono detto: io non torno in Senegal finché non sarò riuscito a comprare una casa ai miei genitori e alla mia famiglia”

A San Donato non tutti riescono a trattenersi. Un bimbo di origine nigeriana all’improvviso corre verso Diop, i due si stringono e piangono. Il potere dell’immedesimazione. Ognuno dei due si rivede nell’altro, tra speranza e solidarietà. Questo è il culmine di una giornata indimenticabile e di un ricordo che si stamperà nella mente di tutti quei ragazzi che come Diop hanno solo voglia di vivere una vita semplice. Dopo il documentario arriva il momento di giocare a Basket col campione simbolo della Dinamo Sassari, ed è festa per tutti.

Ora Ousmane Diop sogna lo scudetto, traguardo che purtroppo non potrà raggiungere quest’anno. Non è bastato ritoccare più volte i propri ”high” in carriera per punti segnati e valutazione in questa stagione un po’ sfortunata della compagine sassarese. Ma con una storia alle spalle così per il futuro tutto è possibile.

 

questo link è possibile guardare il documentario de “La giornata tipo”

Damiano Cancedda