Quando le stelle sportive sanno brillare e diventare comete educative. E’ capitato a Trento, che per quattro giorni ha ospitato il Festival dello Sport, organizzato dalla Gazzetta sul tema dei record. Una passerella di campioni e fuoriclasse di ogni disciplina e una buona occasione per discutere, confrontarsi, aggiornarsi.
Certo, penserete voi, il tema dei record prefigura solo una realtà da “vincenti”, ma proprio chi sta lassù può avere più di altri la sensibilità e il senso di responsabilità di essere testimone per i giovani.
Pep Guardiola è uno dei tecnici più vincenti del calcio. Il suo Barcellona, che col tiki-taka ha vinto tutto il possibile, resterà nella storia per il gusto estetico, per l’esaltazione della bellezza. Ma leggete con attenzione le sue parole.
“Ho avuto la fortuna di crescere con una buona educazione sportiva. La forza educativa che ha lo sport non ce l’ha nessun’altra attività per i nostri figli. Perché facendo sport si impara a stare con gli altri, ad accettarli, a condividere gioie e amarezze. S’impara soprattutto a saper perdere, ad accettarlo come un risultato possibile, senza isterismi. Perché alla fine sono sempre più le volte che perdi, di quelle che vinci. Nello sport come nella vita. Io che ho avuto la fortuna di allenare una squadra fortissima, tra l’altro cresciuta insieme dal settore giovanile, ho comunque perso più di quanto vinto. Questa è la lezione che tutti dobbiamo ricordare. Il messaggio che dobbiamo far passare”.
Sembra incredibile sentire questi discorsi da un uomo che guadagna milioni di euro ed è fra i tecnici più pagati al mondo. Ma l’uomo ha valori e non perde occasione per trasmetterli.
A Trento c’erano migliaia di giovani ad ascoltarlo e lui ha puntato su questi argomenti, piuttosto che su una scontata esposizione edonistica di trofei vinti. Umiltà vera, non di facciata. La stessa che lo ha portato a ricordare come suo maestro “Carlo Mazzone, che quando arrivai da giocatore a Brescia mi trattò come un figlio. Ero in un momento delicato della mia vita (aveva subito una squalifica per doping) e lui mi aiutò a rialzarmi”.
La persona prima di tutto.
Maurizio Nicita