La storia di Avigliana Baskin inizia soltanto un anno fa, quando Davide e Federico decidono di dar vita a una realtà inclusiva che possa avvicinare allo sport i ragazzi con disabilità della Val di Susa. In pochi mesi la palestra diventa un punto di riferimento per la comunità, un “luogo sicuro” in cui i giovani atleti ri-scoprono se stessi e si evolvono attraverso l’interazione e il movimento
All’inizio gli atleti erano soltanto 2, il primo campionato è stato disputato con pochissimi ragazzi e ha fatto registrare sconfitte sonore. “Perdevamo anche 150 a 0 – racconta Davide Iavarone, presidente e coach della squadra – ed era bellissimo”. Con il tempo i rapporti diventano più solidi e il gruppo diventa più nutrito. Oggi Avigliana Baskin accoglie quasi 30 ragazzi provenienti dall’intera valle.
“Il progetto di Avigliana Baskin ci è fiorito in mano”, spiega Davide, che insieme a Federico aveva già lavorato sul tema della disabilità e dell’inclusione. È stata una vera scommessa per entrambi: una volta entrati a contatto con il baskin, ne hanno subito intuito le potenzialità e hanno deciso di proporlo anche alle scuole, da cui oggi provengono molti atleti della squadra.
Nel frattempo arrivano anche i riconoscimenti ufficiali al loro lavoro instancabile e alla loro professionalità nell’affrontare questa sfida. Avigliana Baskin viene premiato come miglior progetto inclusivo dalla Regione Piemonte.
“Non lo chiamerei neanche sport, si tratta piuttosto di un laboratorio sociale nel quale le diverse disabilità degli atleti convivono in modo molto semplice e diretto insieme ai normodotati e ai genitori che restano in palestra durante l’allenamento, parlano tra loro… e osservano i figli divertirsi insieme a noi”, continua Davide.
Nel corso delle riprese di questo video abbiamo notato la trasformazione dei ragazzi una volta entrati in campo e l’atmosfera quasi “magica” che si genera quando l’allenamento inizia. Abbiamo quindi chiesto a Davide quali progressi abbia avuto modo di notare nel corso dei mesi e quali cambiamenti i genitori gli abbiano riferito. “Vediamo chiaramente un miglioramento della quotidianità, nel relazionarsi, nell’autonomia, nel prendere decisioni, nel mettersi in discussione, nel saper scegliere con attenzione a quali compagni passare la palla. Il supporto tra compagni di squadra poi è stupendo. Se uno di loro si presenta all’allenamento giù di morale gli altri si attivano per rallegrarlo. Questa è unione, è squadra”.
In questo senso, la storia di Simone “Simoncino” è emblematica e ha ci toccato parecchio (potete ascoltarla nel video). Impossibile non notare il suo sorriso un po’ timido all’arrivo delle nostre telecamere, un sorriso via via sempre più curioso e partecipe man mano che i minuti passavano e la nostra presenza diventava meno destabilizzante per il team. Simoncino ha iniziato a percepire il proprio corpo in maniera consapevole proprio grazie al baskin. Ed è soltanto una delle tante storie che Davide e Federico ci hanno raccontato e che questo sport regala. I miglioramenti sono diversi perché sono diverse le caratteristiche di ogni persona. Tra i più ricorrenti, appunto, una maggiore consapevolezza corporea, in particolare nella relazione con altri corpi durante la competizione.
L’unicità e l’equità del baskin sono caratteristiche molto marcate e facilmente riconoscibili osservando un allenamento o una partita. Federico Rossetto Giaccherino, primo allenatore di Avigliana Baskin, ci spiega meglio le regole del gioco e alcuni aspetti tecnici che contribuiscono a rafforzarne l’aspetto inclusivo. “Il baskin è equo e misto, non si gioca se in campo non c’è almeno una donna o almeno un uomo. I ruoli vanno da 1 a 5 a seconda delle capacità del giocatore: il 5 è un individuo che possiede i fondamentali del basket e ha una corsa autonoma, l’1 è un pivot, che stanzia nelle aree laterali, nella zona protetta. Quest’ultimo è il ruolo più ‘delicato’ perché l’atleta utilizza una tavoletta per accompagnare la palla a canestro. Deve esserci sempre un pivot in squadra. E, naturalmente, tutti i convocati hanno sempre la possibilità di giocare”.
Abbiamo assistito ad un allenamento dei ragazzi di Avigliana Baskin. Guardarli giocare, osservare la loro bravura in campo, l’impegno, la concentrazione e la libertà che lo sport dona loro è stato una grande fonte di arricchimento. Ringraziamo Davide e Federico per l’ospitalità. La loro adesione al progetto PGS S.I. per lo Sport Inclusivo ci rende molto orgogliosi. Siamo certi che sentiremo parlare di questo grande progetto ancora a lungo.
Anna Tita Gallo