Estate 1983, Bormio. Nel bel mezzo della serata di animazione al Campus per allenatori della Lombardia, mi ritrovo a ballare un tango concluso con il classico casqué: lei ha gli occhi chiari, lo sguardo profondo e ride in una maniera così coinvolgente che diverte il gruppo. Certo l’abito da suora non ne agevola i movimenti, ma questi sono particolari di poco conto.
Lei è Suor Lina Bonfiglio e ha accettato la sfida di ballare col giovane istruttore siciliano, che lei ha scelto di portare sulle montagne di Sondrio perché ne ha intuito le doti di comunicazione. Ecco, una Suora così è ancora più credibile con i suoi ragazzi perché ne sa condividere ogni momento, per questo quando poi il suo tono si fa serio, a volte anche severo, tutti la seguono con attenzione.
Chi ha avuto la fortuna di conoscere bene Suor Lina, sa benissimo che la scena sopra descritta è nelle corde di una donna che ha speso la sua vita con profondo spirito salesiano. Dalle consorelle a Carmen Cosentini, da Cesare Tabacco a Ferruccio Colombo, in tanti potrebbero raccontare meglio di me questa suora fenomenale. Impossibile parlarne al passato, perché persone così ti lasciano qualcosa di indelebile.
Se dopo 45 anni ancora faccio parte con entusiasmo del movimento delle PGS il merito è di gente come Suor Lina, che ha saputo testimoniare lo spirito di Don Bosco coniugandolo a grandi capacità organizzative e a un entusiasmo coinvolgente.
Oggi abbiamo il dovere morale di continuare sul suo percorso. Anche perché non voglio farti arrabbiare, cara Suor Lina.
Maurizio Nicita