Vendée Globe - Foto Eric Sahib - sahib.eric/Flickr CC BY-NC-SA 2.0

Sport, ambiente e viaggio interiore: l’esempio della Vendée Globe è un successo

Il Punto Nemo è il luogo più remoto del pianeta, il più lontano da ogni terra emersa, dove spesso può capitare che gli esseri umani più vicini siano gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. L’allarme del motore della barca di Giancarlo Pedote – unico italiano in gara alla Vendée Globe 2025, il giro del mondo senza scalo e assistenza – è suonato proprio mentre il 49enne si trovava a ridosso del polo dell’inaccessibilità. “Circondato da un’infinità d’acqua e mistero, questo luogo remoto ci ricorda l’immensità del nostro pianeta e quanto siamo piccoli al confronto. Un’esperienza che ispira umiltà e un invito a proteggere la bellezza e la solitudine dei nostri oceani”, scriveva sui social Pedote in quei giorni.

Il velista italiano ha chiuso la sua Vendée Globe lo scorso 4 febbraio al termine di 85 giorni, 20 ore, 32 minuti e 1 secondo di navigazione. Lo ha fatto al ventiduesimo posto, dopo l’ottava posizione che caratterizzò la sua prima partecipazione. Ma non è questo l’importante, non può esserlo nella “Everest dei mari”, come viene denominata la regata. Ciò che conta non è il piazzamento, ma il percorso: riuscire a tornare al porto di partenza di Les Sables-d’Olonne, nel dipartimento della Vandea della regione dei Paesi della Loira, dopo la circumnavigazione completa dell’Antartide è già di per sé un trionfo.

Vendée Globe - Foto Like tears in rain CC BY-SA 4.0

Vendée Globe – Foto Like tears in rain CC BY-SA 4.0

Un’edizione, quella terminata nelle scorse settimane, caratterizzata anche da un curioso regalo dell’Oceano: l’avvistamento di un enorme blocco di ghiaccio a capodanno da parte di Sébastien Marsset, uno dei 40 velisti partiti lo scorso 10 novembre da Les Sables d’Olonne. Era dal 2008 che un iceberg non incrociava il percorso della gara. Un esame in più nella quotidianità di atleti chiamati a gestire infortuni e guasti, costretti a tracciare la rotta del giorno dopo, ma allo stesso tempo a monitorare la situazione meteorologica e a definire strategie alternative al piano principale. Senza dimenticare i bisogni primari: mangiare, quindi cucinare, e dormire. È la vita che si incastona in un contesto competitivo, dove però i ritmi frenetici di tutti i giorni lasciano il posto a quelli della natura. È il vento a dettare la rotta, la burrasca a sancire uno stop, il mare ad offrire risorse e opportunità. In questo contesto è l’uomo che deve adattarsi. 

Lo sa bene Fabrice Amedeo, ultimo classificato tra gli skipper riusciti a completare il giro del mondo. “Ho scoperto di poter riuscire ad essere paziente. Sono una persona piuttosto irrequieta, sempre con desideri e progetti – ha raccontato all’arrivo dopo 114 giorni di navigazione, ben 50 in più del vincitore record Charlie Dalin -. Eppure in mare sono riuscito a lasciare la percezione del tempo che avevo sulla terra ferma per abbracciare un’altra percezione del tempo. Durante tutto questo periodo, ho percepito una sensazione di eternità, come se potessi andare avanti per sempre”.

È uno degli insegnamenti della Vendée Globe, vicina anche alla sostenibilità ambientale. Gli organizzatori hanno finanziato alcuni progetti. Uno legato alla protezione della biodiversità marina con Share The Ocean, lo studio della megafauna con Over The Swell. L’altro orientato allo sviluppo di attrezzature scientifiche in collaborazione con l’UNESCO. Questo ha permesso a molti skipper di portare a bordo strumenti oceanografici per raccogliere dati preziosi per la comunità scientifica internazionale. C’è anche questo aspetto dietro un successo testimoniato dai numeri, pubblicati dagli organizzatori due mesi dopo la vittoria di Dalin: 2,45 milioni di persone si sono recate a Les Sables d’Olonne per la Vendée Globe e 1,3 milioni di visitatori (+13% rispetto al 2016, edizione di riferimento pre-Covid) hanno varcato la soglia del villaggio di partenza. Sono stati 260.000 i contenuti digitali prodotti dai media (crescita del 7% rispetto al 2020), mentre gli estratti della regata sono stati trasmessi da 168 emittenti televisive in tutto il mondo (+30%). La competizione che cura ambiente e introspezione piace agli sportivi.

Di Mattia Zucchiatti

(Foto in evidenza Eric Sahib – sahib.eric/Flickr CC BY-NC-SA 2.0)